Ad un donatore può essere prelevata una quantità massima di sangue pari a 400 centimetri cubi che viene reintegrata dall’organismo in breve tempo.
Il plasma viene riformato in poche ore, i globuli bianchi e le piastrine in un tempo variabile tra le 24 e le 48 ore, i globuli rossi in 15-20 giorni.
Ricordiamo poi che per poter ridonare il sangue dovranno passare, tra una donazione e l’altra, almeno 90 giorni. Anche questo dato dimostra quanto sia tutelata la salute del donatore. Fino alla fine degli anni ’50 veniva effettuata la trasfusione diretta, il sangue passava cioè direttamente dal braccio del donatore a quello dell’ammalato. Poiché questo metodo presentava diversi inconvenienti, si è preferito il sistema attuale: il sangue prelevato finisce in una sacca di plastica e solo successivamente viene trasfuso al paziente. Questo rende ancora più sicura l’operazione per l’ammalato perché è possibile analizzare il sangue escludendo quello che potrebbe trasmettere malattie. Il sangue viene conservato a freddo. Poiché esso è composto di varie parti esaminiamo come ciascuna di queste sopporta la conservazione.
I globuli rossi posso essere conservati ad una temperatura compresa tra i +2 e i +6 gradi centigradi per un tempo non superiore a 35 giorni.
I globuli bianchi non possono essere conservati a lungo: devono essere trasfusi nel giro di poche ore.
Le piastrine non possono essere conservate a bassa temperatura, ma resistono per 3 giorni a una temperatura ambiente (+20 / +25) in continua agitazione.
Il plasma può essere conservato liofilizzato per 5 anni. Il sistema però più comunemente usato è quello del congelamento perché è realizzabile con una maggiore facilità dei precedenti. In questo caso, però, il limite di conservazione è di 6 mesi.
Oggi il sangue viene separato nei suoi elementi attraverso la plasmaferesi e la citaferesi. In questo modo si ottiene anche un ulteriore doppio risultato: all’ammalato viene trasfusa solo la componente del sangue di cui abbisogna raggiungendo risultati migliori e con la stessa donazione possono essere utilmente curati più ammalati con necessità diverse.
Una ultima pratica va affermandosi: quella dell’AUTOTRASFUSIONE.
Ad un malato, che dovrà subire un’operazione, vengono prelevate una o più unità di sangue che verranno poi reimmesse in vena al momento del bisogno. Questa pratica tende ad eliminare qualsiasi rischio per il ricevente poiché è lo stesso suo sangue che rientra in circolo